Alla ricerca delle parole: FLORIANA VIGGIANO
E’ fuor d’ogni dubbio che l’Arte incarna l’umana ascesi e in prima fila brillano Poesia e Pittura. In tale binomio s’inquadra la matura produzione creativa di Floriana Viggiano. Tanto “pensiero razionale” per oltre quattro decenni della sua vita professionale, tanto rigore scientifico alternato ai doveri che la famiglia implica, tanta esplosione artistica si sprigiona oggi, ritrovando il tempo fertile per un ritorno, fertilissimo, alle sue passioni giovanili: poesia e pittura, appunto. Questo, in estrema sintesi, il background su cui sono sgorgate “Le parole che vado cercando”, cioè il volume che la Viggiano ha di recente pubblicato per le Edizioni Eracle, arricchito dalla prestigiosa prefazione del critico Giorgio Agnisola.
La strutturazione dei concatenati segmenti dell’opera esordisce esaltando il valore delle “relazioni”: l’Autrice amabilmente racconta i “tentativi” incessanti di raccordare “al mondo l’autenticità dei suoi sentimenti”, quasi acclarando come perfino la materia possa sostenere lo spirito e, naturalmente, cantando in versi la variegata forza della relazionalità affettiva interna ed esterna al focolare domestico, con emozionanti accenti dedicati ai figli (interpreti impareggiabili di quell’amore che si fa alto e profondo e mira ad una compenetrazione di prospettiva che suscita aneliti e speranze sull’avvenire comunque ignoto) ed al compagno di vita (tratteggiandolo ed “amandolo nei suoi colori, nella sua forza, nelle sue fragilità e nella sua imperfetta ma costante caparbia presenza”).
Svelata così la sua sensibile interiorità al cospetto della migliore relatività emotiva, la Viggiano conduce il lettore a sondare, in profondità, la coscienza del tempo, trascorso e da venire, concepito come “quarta dimensione” il cui sviluppo ci concede di capire che “il nostro tempo finito può avere senso solo in una generosa dimensione di universalità” e ci porta “con gli angeli verso il tempo supremo”. Qui il libro perviene ad un clou della rielaborazione esistenziale di sublime risonanza. Ne scaturisce, inevitabile, la pedagogica concezione della vita che l’Autrice non esita a considerare “dono che abbiamo ricevuto e che dobbiamo essere pronti a restituire con gratitudine”, oltretutto atteso che “nell’obbedienza alle leggi della vita e della natura è riposta la nostra felicità”. Emerge a chiare lettere, allora, un impianto di trasparente stampo filosofico che punta dritto, infine, ad una visione della Poesia i cui occhi compiono il miracolo di far diventare ogni esperienza ed ogni palpito umano “fonte di consolazione e meraviglia”. E l’approdo, a questo punto, tocca la dimensione religiosa del pensare e dell’agire, sicché “le belle parole sussurrate o gridate dall’amore che ci nasce dentro devono bastarci e divenire altissima preghiera”. Eppure la ricerca non è finita, non finirà mai. Sorge perciò una duplice esigenza: da un lato il piacere di scandagliare, componimento per componimento, tela per tela, i traguardi acquisiti; dall’altro il desiderio, comprensibile, di auspicare fin d’ora nuove pubblicazioni che rivelino gli ulteriori passi di Floriana Viggiano che da subito, con questo volume, giunge ad occupare un posto di primo piano nel nostro panorama letterario strettamente connesso all’arte pittorica. Non a caso Agnisola conclude la sua prefazione affermando che Ella “rivela una sua cifra visiva, una natura di forte e pura controllata emozione, che lascia intravedere un cammino, una sintesi, un suo felice, convincente registro”.
La “sezione aurea” è il leitmotiv dell’opera e trova esplicazione nel ricorrente “gioco” delle spirali “viste dall’artista come punto di partenza, di arrivo ed anche di sospirato ritorno, poiché possono essere percorse in ogni verso ed offrono scappatoie, itinerari, linee di fuga, momenti di sogno e strade di ritorno e accolgono nelle loro morbide curve il pensiero sospeso, cullandolo, …terreno di crescita e trampolino di emozioni”.
Quale cornice più accattivante di uno scrigno eccellente della casertanità e quale iniziativa più attraente di un approfondimento senza confini sull’universo artistico per il debutto pubblico de “Le parole che vado cercando”? Ecco perché domenica 1° dicembre (in orario 10,30-12,30) presso il Museo Campano di Capua si svolgerà il Convegno, introdotto dalla giornalista Lidia Luberto, che farà perno sulle relazioni, sicuramente forbite, concernenti “Il Senso dell’arte” (Giorgio Agnisola) e “La Matematica e la sua Bellezza” (Nicola Melone). A conclusione la critica presentazione del libro.
Raffaele Raimondo – Ufficio Stampa