Formato: 15x21 cm
Rilegatura: brossura
Pagine: 266
Con la legge 2179 del 1926 nacquero gli Istituti di Cultura Italiana. Questi enti, ancora in vita con un ordinamento modificato rispetto all’originale, avevano lo scopo di sviluppare le relazioni culturali tra l’Italia e l’estero. La loro attività risentì fortemente del contesto politico all’interno del quale furono creati: il regime fascista impose il proprio controllo sia nelle nomine del personale dirigente e docente, sia nella definizione dei programmi annuali, che comprendevano in maniera particolare corsi di lingua, conferenze, concerti. Questo lavoro, nato come tesi del master di II livello in “Esperti in politica e relazioni internazionali”, conseguito dall’autore presso la LUMSA, prende in esame diversi casi di studio, costituiti da Istituti con sede in Europa e in Nord e Sud America, per mettere in luce un aspetto della politica estera e della politica culturale dell’Italia fascista.
Michele Spagnoli, 33 anni, laureato in Relazioni Internazionali presso l’università Roma Tre, con una tesi su “Dopoguerra e fascismo in Sabina”. Ho conseguito il master di II livello in “Cittadinanza europea e integrazione euro-mediterranea” nello stesso ateneo. Successivamente, ho portato a termine il master in II livello in “Esperti in politica e relazioni internazionali” alla LUMSA e quello in “Relazioni internazionali e tutela internazionale dei diritti umani” presso la SIOI.
Ho lavorato al progetto “Storie e microstorie della Bassa Sabina nel periodo delle due guerre mondiali” scrivendo, in collaborazione con altri giovani ricercatori, un’opera di storia locale.
Svolgo da tempo attività politica in vari campi.